giornata memoria - SEMPLICEMENTEMUSICA

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In ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti: 27 GENNAIO.
Per non dimenticare...

"Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi"


da "Se questo è un uomo
" di Primo Levi
Einaudi

ascolta lo SH'MA JISROEL

Parlamento Italiano Legge 20 luglio 2000, n. 211
("Gazzetta Ufficiale" n.177 del 31 luglio 2000)
Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti
Art. 1
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2
1. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

"UN SOPRAVVISSUTO DI VARSAVIA", op.46 per recitante, coro maschile e orchestra
Arnold Schoenberg (Vienna 1874 - Los Angeles 1951)
Berlino, 1925
. Schoenberg, figlio di un modesto commerciante ebreo, occupa la cattedra di composizione all'Accademia Statale di Musica. Con l'avvento di Hitler fu allontanato dall'insegnamento e, abbandonata velocemente la Germania, si reca con l'intera famiglia in Francia. Riparte poco dopo alla volta di Boston per accettare la cattedra di composizione ma prima, in segno di protesta contro le persecuzioni ebraiche, abbandona la religione protestante, nella quale era stato battezzato, e riabbraccia quella israelita della sua famiglia.
Boston, 1947
. Turbato dalle notizie provenienti dall' Europa riguardanti le stragi di ebrei nei campi di sterminio nazisti, Schoenberg compose la cantata  "Un sopravvissuto di Varsavia" utilizzando il racconto di un ebreo scampato al massacro del ghetto di Varsavia.
Nella toccante composizione una voce recitante narra in lingua inglese con alcune frasi in tedesco il momento in cui un gruppo di prigionieri ebrei viene fatto uscire dalle baracche per essere portato nelle camere a gas. Drammatico è il momento della conta che viene sottolineato musicalmente da un ritmo incalzante che porterà all'inno di chiusura del brano. Al termine della prima esecuzione il pubblico non ebbe il coraggio di applaudire rimanendo in un turbato silenzio.

TESTO

I cannot remember everything.
I must have been unconscious
most of the time.

I remember only the grandiose
moment when they all started
to sing, as if prearranged,

the old prayer they had
neglected for so many years -
the forgotten creed!

But I have no recollection
how I got underground
to live in the sewers of Warsaw
for so long a time.

The day began as usual:
reveille when it still was dark.
Get out! - Whether you slept or
whether worries kept you awake
the whole night. You had been
separeted from your children,
from your wife, from your parents;
you don't know what happened
to them - how could you sleep?

The trumpets again - Get out!
The sergeant will be furious!
They came out; some very slow;
the old ones, the sick ones;
some with nervous agility.
They fear the sergeant.
They hurry as much as they can.
In vain! Much too much noise,
much too much commotion - and not
fast enough! The Feldwebel shouts:
"Achtung! Stilljestanden! Na wirds
mal? Oder soll ich mit dem
Gewehlkolben nachhelfen? Na jutt;
wenn ihr's durchaus haben wollt!"

The sergeant and his subordinates
hit everybody: young or old,
quiet or nervous, guilty or innocent.

It was painful to hear them groaning
and moaning. I heard it though
I had been hit very hard,
so hard that I could not help
falling down. We all on the ground,
who could not stand up were then
beaten over the head.

I must have been unconscious

The next thing I knew was a soldier
saying: "They are all dead",
whereupon the sergeant ordered
to do away with us. There I lay aside
- half-conscious. It had
become very still - fear and pain.
Then I heard the sergeant shouting:
"Abzählen!"
They started slowly and irregularly:

one, two, three, four - "Achtung!"
the sergeant shouted again, "Rascher!
Nochmal von vorn anfangen!
In einer Minute will ich wissen,
wieviele ich zur Gaskammer abliefere!
Abzählen!".

Thein began again, first slowly: one,
two, three, four, became faster
and faster, so fast that it
finally sounded like a stampede
of wild horses and all of a
sudden, in the middle of it
they began singing the Shema
Ysroël.

Shema Ysroël
Adonoi, Elohenu,
Adonoi echod;
Vehavto et Adonoi elohecho
bechol levovcho,
uvchol nafshecho
Uwechol meaudecho.
Vehoyù had e vorim hoéleh
asher onochi metsavacho hajom al levovechò
veshinantòm levonechò
vedibarto bom
beschitechò, bevetecho
uv'lechetecho vadérech
uvshochbecho
evkumechò.

TRADUZIONE

Non posso ricordare ogni cosa.
Devo essere rimasto privo di conoscenza
per la maggior parte del tempo.

Ricordo soltanto il grandioso
momento quando tutti cominciarono
a cantare, come se si fossero messi d'accordo,

l'antica preghiera che essi avevano
trascurato per tanti anni -
il credo dimenticato!

Ma non so dire
come riuscii a vivere nel sottosuolo
nelle fogne di Varsavia,
per un così lungo tempo.

Il giorno cominciò come al solito:
sveglia quando era ancora buio.
Venite fuori! - Sia che dormiste
o che le preoccupazioni vi tenessero svegli
tutta la notte. Eravate stati
separati dai vostri bambini,
da vostra moglie, dai vostri genitori;
non si sapeva che cosa era accaduto
a loro - come si poteva dormire?

Di nuovo le trombe - Venite fuori!
Il sergente sarà furioso!
Vennero fuori; alcuni molto lenti;
i vecchi, gli ammalati;
alcuni con agilità nervosa.
Temono il sergente.
Si affrettano quanto più possibile.
Invano! Molto, troppo rumore,
molta, troppa agitazione - e non
svelti abbastanza! Il sergente urla:
"Attenzione! Attenti! Beh,
ci decidiamo? O devo aiutarvi io
con il calcio del fucile? E va bene;
se è proprio questo che volete!"

Il sergente e i suoi aiutanti
colpivano tutti; giovani e vecchi,
remissivi o agitati, colpevoli o innocenti.

Era doloroso sentirli gemere
e lamentarsi. Sentivo tutto sebbene
fossi stato colpito molto forte,
così forte che non potei evitare
di cadere. Eravamo tutti stesi per terra,
chi non poteva reggersi in piedi era allora
colpito sulla testa.

Devo essere rimasto privo di conoscenza.

La prima cosa che udii fu un soldato
che diceva: "sono tutti morti",
al che il sergente ordinò
di sbarazzarsi di noi. Io giacevo
da una parte - mezzo svenuto. Era
diventato tutto tranquillo - paura e dolore.
Fu allora che udii il sergente che gridava:
"Contateli!".
Cominciarono lentamente e in modo irregolare:

uno, due, tre, quattro - "Attenzione!"
il sergente urlò di nuovo, "Più svelti!
"Cominciate di nuovo da capo!
Fra un minuto voglio sapere
quanti devo mandare alla camera a gas!
Contateli!".

Ricominciarono, prima lentamente: uno,
due, tre, quattro, poi sempre
più presto, sempre più presto tanto che
alla fine risuonò come una fuga precipitosa
di cavalli selvaggi, e tutto ad
un tratto, nel mezzo del tumulto,
essi cominciarono a cantare lo Shema
Ysroël!

Ascolta Israele,
il Signore è il Dio nostro,
il Signore è uno.
Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore
con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze.
e saranno queste parole
che io ti comando oggi, sul tuo cuore
e ripeterai ai tuoi figli
e ne parlerai con loro,
stando nella tua casa
camminando per la via,
quando ti coricherai
e quando ti alzerai.


"La musica sotto qualsivoglia suono o struttura si presenti non è altro che rumore senza significato finché non raggiunge una mente capace a riceverla"
Paul Hindemith


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